08 Feb Home restaurant: al varo la legge sui ristoranti “in casa”

home restaurantLa legge sugli home restaurant è oramai in dirittura d’arrivo. La Camera ha approvato qualche giorno fa il suo testo, che ora è passato all’esame del Senato. Si attende quindi l’approvazione definitiva.

Attesa al varco da molti, criticata sotto diversi aspetti, accolta con sollievo da tanti: non è una legge che mette tutti d’accordo.
Però, se non altro, la legge sugli home restaurant è un tentativo di dettare delle regole chiare e non fraintendibili per gestire un ristorante in casa tutelando sia i clienti che le attività professionali. O almeno: questa è l’intenzione del legislatore.

Finora la situazione era un po’ un Far West: si organizzavano pranzi e cene in casa, facendosi pagare anche caro, senza alcun tipo di regolamentazione e, soprattutto, senza reali garanzie per le persone che andavano a mangiare in una casa privata.

Non prendiamoci in giro: spesso queste attività erano svolte anche in nero, senza pagare un euro di tasse. Il disegno di legge che è stato approvato dalla Camera è un primo passo per la regolamentazione degli home restaurant. Vengono fissate delle regole per l’apertura e per la gestione, introducendo dei paletti che differenziano in modo netto l’attività di home restaurant dall’attività professionale di ristorazione.

Le reazioni all’approvazione del disegno di legge sono state opposte: da un lato c’è chi ha apprezzato i limiti fissati dalla legge (e sono soprattutto gli operatori del settore della ristorazione, che di regole, limiti e normative ne subiscono a decine ogni giorno), dall’altro lato c’è chi ha criticato questi limiti, giudicati troppo stringenti (e, naturalmente, sono gli aspiranti ristoratori in casa).

Secondo il punto di vista di questi ultimi, a essere penalizzati dalle regole introdotte dalla Camera sono soprattutto le piccole attività condotte a livello familiare, spesso da persone che non hanno la necessaria conoscenza degli strumenti digitali imposti dalla legge. In pratica, la nonna che in gioventù ha lavorato in un ristorante e vuole arrotondare la propria pensione deliziando qualche ospite con i piatti della tradizione si trova a dover rispettare tutta una serie di norme che, probabilmente, la faranno desistere. E questo, per chi rappresenta le persone interessate ad aprire un home restaurant, è un aspetto difficile da mandar giù.

In sostanza, chi difende le posizioni dei ristoratori privati ritiene l’attesa legge sugli home restaurant  un “attacco alla sharing economy”. Dall’altra parte della barricata ci sono i ristoratori, per i quali è una norma sacrosanta che regolamenta un’attività delicata, che in alcuni casi prefigura la concorrenza sleale.

Perché, parliamoci chiaro, trasformare la propria casa in un ristorante non è una passeggiata. Pensaci un attimo: una normale abitazione, a pranzo o a cena o in entrambi i casi, diventa un ristorante e apre le porte al pubblico. Cioè una casa si trasforma in un esercizio commerciale. Questo si porta dietro una serie di problemi: come gestire gli aspetti fiscali? E la normativa sanitaria? Come controllare l’igiene della cucina e dei bagni? Come garantire la sicurezza dei clienti? Mica roba da niente.

 

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Il disegno di legge che la Camera ha approvato cerca di dare un po’ di risposte a questi interrogativi. Innanzitutto, stabilisce un limite di coperti e di incassi. Gli home restaurant non potranno servire più di 500 coperti l’anno e non potranno incassare più di 5.000 euro a esercizio.Questi limiti si applicano sia alla casa sia al cuoco.

Inoltre, per tenere traccia del numero dei clienti serviti e, di conseguenza, dei soldi incassati, la legge impone l’obbligo di usare delle piattaforme online per la prenotazione dei posti e per i pagamenti. Niente prenotazione per telefono e niente contanti. Niente inviti di persona né passaparola. Tutto viene registrato e tracciato, pena pesanti multe. Ogni prenotazione deve risultare almeno 30 minuti prima del pasto e anche le eventuali cancellazioni devono essere memorizzate.

La legge prevede anche che non si possano ospitare sotto lo stesso tetto un home restaurant e un bed and breakfast oppure una casa vacanze. Questo è uno dei punti che più ha attirato le critiche dei cuochi amatoriali. Di fatto, chi volesse sfruttare la propria casa offrendo ospitalità non può offrire anche il ristoro e viceversa.

Quanto alla sicurezza delle persone che vanno a mangiare in un home restaurant, il disegno di legge richiede che il cuoco e la casa siano coperti da una polizza assicurativa che tutela le parti. Le regole igienico-sanitarie dovrebbero essere invece stabilite in un apposito decreto ministeriale elaborato dal Ministero della Sanità, visto che non è richiesta la certificazione HACCP. Di certo, al momento si sa che la casa deve avere l’agibilità e che i bagni e le stanze dove si somministra il cibo devono rispettare tutte le normative in vigore.

Per aprire un home restaurant dunque che bisogna fare? Non bisogna presentare la SCIA, ma è sufficiente consegnare al Comune una dichiarazione di inizio attività. Se la casa rispetta i requisiti richiesti, se il cuoco rispetta i requisiti di onorabilità, se ci si è registrati alle piattaforme online, allora si hanno tutte le carte in regola per inaugurare il proprio home restaurant.

Che fare invece se si invitano a cena amici, parenti e conoscenti? Nulla, in tutti quei casi in cui l’attività di ristorazione non è rivolta al pubblico si può stare tranquilli e non è necessario applicare le regole stabilite nel disegno di legge.

Tutto quello che ti ho detto finora è valido a meno che non arrivino delle novità nel testo in discussione al Senato. La legge approvata dalla Camera ha attirato così tante critiche e così tante richieste di revisione che i senatori potrebbero decidere di modificare qualche punto, staremo a vedere. Nel caso di modifiche sostanziali, aggiornerò questo post, mettendo una nota nella sua parte finale.

 

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home restaurant leggeGianni Simoncello, fondatore di AQuachiara, esperto di business nel settore della ristorazione.

Classe 1960, sposato con una figlia, da sempre appassionato di cucina e ristorazione, da 35 anni nel mondo delle vendite e del marketing, inizia a occuparsi di acqua filtrata nel 1992.

Nel 2002 fonda AQuachiara. In pochi anni, la società diventa il punto di riferimento in Italia e in Europa per le acque filtrate da bere specifiche per Ho.Re.Ca.

AQuachiara è oggi l’unica realtà nel settore food che propone un’acqua ultrafiltrata “microbiologicamente pura al 100%“, grazie alla tecnologia brevettata “100% Bacteria Remover”.

Nel suo blog, Gianni condivide con te lettore la sua esperienza di oltre 20 anni nell’Ho.Re.Ca. Si tratta di preziose indicazioni su come fare business, consigli di marketing e suggerimenti per trovare nuovi clienti e aumentare il fatturato in modo costante. Come per esempio questo articolo che riguarda la legge sugli home restaurant.

Insomma: se vuoi davvero avere la fila di clienti fuori dal tuo ristorante, questo è il blog che devi seguire!

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